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In Italia cresce l’advertising online (ma siamo lontani dall’Europa)

La buona notizia per chi punta sull’economia digitale è questa: il mercato italiano dell’advertising su internet è in ascesa. Le aziende investono in questo strumento, cercano di ottenere benefici dalle maglie della rete e ingaggiano esperti del settore per investire denaro nel modo giusto. Questa è una prospettiva interessante che viene confermata dal comunicato stampa dello IAB.

Nel nostro Paese la pubblicità sui canali online cresce quest’anno del 12,7% rispetto al 2013. Una crescita a doppia cifra, che porta il valore degli investimenti a 2 miliardi di euro.

Il 2014, quindi, è stato un anno decisivo per gli esperti di web advertising e soprattutto per chi si occupa di video, mobile e social. Qui, infatti, sono stati registrati i principali investimenti. Segno che, forse, questi strumenti non vengono identificati solo come piattaforme ludiche per adolescenti. I social – Facebook, Twitter, Youtube… – sono micro universi nei quali le persone si ritrovano, scambiano informazioni e conoscenze.

Le aziende possono entrare in queste dinamiche utilizzando il linguaggio e le logiche degli attori, dei protagonisti. Per questo c’è bisogno di un investimento: chi pensa di poter fare tutto da solo, in azienda, magari dando poco o nulla al nipote, sbaglia. E non di poco. Quindi la presenza di un investimento in salita è un buon segno.

Sorprende il settore video che cresce del 25% per investimenti pari a 300 milioni di euro, e anche il settore social non tradisce le aspettative: un trend di crescita del 70% soddisfa gli osservatori e gli esperti del settore con un giro di investimenti di 170 milioni (ecco la sintesi di tutti i settori – fonte).

 Italia cresce l'advertising online

Anche il settore search aumenta gli introiti (+ 14%) e così anche il mobile (+ 50% ovvero il 14% dell’intero settore). A confermare il livello degli investimenti solo l’email. Tutto questo per confermare un dato concreto: anche in Italia internet è un media secondo solo alla televisione, ma soprattutto è uno strumento poliedrico che impegna diversi settori e diverse specializzazioni.

Le competenze sono fondamentali, e come ben sai è lo stesso strumento internet a rispondere a questa necessità: sono gli stessi professionisti che creano occasione di formazione (gratuita o a pagamento) per permettere ai nuovi professionisti del web di rientrare a pieno titolo in questo segmento che mostra tutte le sue potenzialità.

Ma potrebbe andare meglio

Certo, potrebbe sempre andare meglio. Ma in realtà il balzo in avanti che potrebbe fare l’Italia è veramente considerevole dato che siamo ancora la maglia nera d’Europa. La ricerca condotta da Eurostat, infatti, ci segnala come quartultimo paese in termini di utilizzo di internet. Peggio solo Grecia, Romania e Bulgaria.

D’altro canto il progresso in termini generali è evidente. Rispetto al 2006 gli utenti internet in Europa sono raddoppiati e disegnano una curva sul grafico in continuo ribasso. Ma sembra che in questo processo di digitalizzazione l’Italia rimanga costantemente indietro. In Danimarca solo il 3% della popolazione non ha mai usato internet, in Italia invece siamo al 32%.

advertising online italia

Certo, i miglioramenti ci sono stati. Nel 2006 la percentuale italiana delle persone che non avevano utilizzato mai internet era del 59%, mentre in Europa era del 43%. Un calo evidente ma che segna un ritardo continuo nonostante i segnali positivi: c’è l’aumento dell’advertising su Internet, c’è un miglioramento del settore e-commerce e del mobile. Per quest’ultimo, infatti, c’è addirittura un boom della banda larga mentre quella fissa continua ad arrancare.

Come spiegare tutto questo?

Probabilmente è una questione di digital divide. I nativi digitali e le persone che hanno avuto la possibilità di far propri gli strumenti del web li utilizzano nel miglior modo possibile, sfruttano le possibilità e hanno difficoltà ad accettare l’arretratezza del settore (scuola, turismo…).

Questo polo rimane ben separato da chi, invece, non ha la possibilità e l’esigenza di colmare questo vuoto. Per molti internet rimane qualcosa di sconosciuto. Secondo te questi dati rispecchiano realmente la situazione italiana?

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