C’è ancora qualcuno che identifica i contenuti solo ed esclusivamente con la scrittura? Forse, ma questo è un limite da superare perché nel web 2.0 la strada è ben chiara: gli utenti sono affamati di social. Ma anche di contenuti ibridi, testuali e visuali.
I lettori di un blog, i follower di Twitter, i fan di una pagina Facebook amano le immagini, amano i video, amano i contenuti capaci di essere utili ma allo stesso tempo di veicolare emozioni. Tutto questo si ottiene con un sapiente uso dei codici visual e dei social. Per questo oggi la parola passa a Valentina Vellucci.
Chi sei e di cosa ti occupi?
Sono Valentina aka PerplessamenteVale e sono una social media strategist freelance. Collaboro con La Stampa, MagillaGuerilla, Studio Samo e altre realtà operanti nell’ambito del social media marketing.
Mi occupo dell’integrazione dei social media nelle strategie digitali di brand e aziende.
Racconta ai lettori come hai iniziato
Ho iniziato lavorando come stagista per l’ufficio stampa di una produzione cinematografica. Non si trattava di un vero e proprio lavoro incentrato sul social media marketing: se non erro era il 2010 ed ero talmente fresca di laurea e totalmente inconsapevole delle potenzialità e dei ritmi di questo lavoro che quasi mi viene da sorridere.
E da quel momento non ho mai fatto un lavoro che non si svolgesse sul web.
Meglio lavorare come freelance o in team?
In team: assolutamente.
Lavorare da freelance è comodo per la gestione autonoma degli orari; lavorare in un team (anche di freelance) è gratificante. Totalmente gratificante.
Come inizia la tua giornata?
Con la mano sullo smartphone per spegnere la sveglia senza cancellare le notifiche.
Leggo subito le mail per vedere se ci sono urgenze.
Poi caffè (rigorosamente doppio) e giro di Twitter/LinkedIn per vedere se ci sono news di settore.
Raramente rispondo al telefono prima di mezzogiorno per evitare l’accumularsi di urgenze inattese.
Non controllo mai whatsapp, anche se qualche cliente prova a usarlo come “canale di lavoro”.
I social sono la tua professione: perché sono così importanti per un’azienda?
Non sono solo importanti: sono fondamentali. I contesti in cui si genera la propensione all’acquisto, il rafforzamento delle proprie idee e il consumo stesso dell’acquisto sono irrimediabilmente mutati.
Le aziende avrebbero già dovuto accorgesene tempo fa, investendo sulla crescita di persone qualificate in grado di supportarle in questo percorso “evolutivo”. Considerare i social network come un qualcosa di informe che forse potrebbe servire all’azienda in un futuro lontano, vuol dire fare il gioco dei competitors lasciando loro campo libero.
Ti occupi spesso di visual: parliamone. Come si integra nella tua professione?
Il visual è diventata una strategia narrativa fondamentale per rinforzare i piani editoriali e le azioni di brand awarness studiate per i miei clienti.
Attualmente consiglio sempre una maggiore propensione all’investimento su contenuti video brevi, dotati di una buona colonna sonora e in grado di seguire il linguaggio di YouTube e non quello televisivo.
Inoltre, nella costruzione di piani editoriali sui social, anche per ciò che concerne Twitter, do al cliente un supporto per la costruzione di messaggi che mostrino il brand in modo visuale e immediato, senza costringere gli utenti a tortuosi e spesso incomprensibili voli pindarici.
I tempi di elaborazione del nostro cervello per ciò che concerne un’immagine sono più rapidi rispetto alla lettura di un testo: lavoriamo bene su questa inclinazione naturale ai fini delle nostre campagne di marketing e comunicazione. Se costruita con criterio e coerenza con i valori del brand, una linea editoriale visuale può essere più efficace rispetto a una solo testuale.
SEO, PR, Copywriter, Social Media: come si integra la tua professione in una strategia?
Per quanto sia contraria alla follia del multitasking, è necessario ammettere che mi è stato molto utile avere esperienze lavorative in cui mi sono occupata di SEO, PR, copywriting e social media management (anche contemporaneamente).
In questo modo sono riuscita ad acquisire se non eccellenti competenze operative, una discreta visione strategica da analista digitale. Negli anni sono riuscita a razionalizzare le skill acquisite sul campo, al fine di fornire una consulenza completa sulla maggior parte delle sfaccettature di una strategia di marketing digitale, individuando punti di forza e debolezza nell’integrazione delle diverse leve di marketing e non solo nelle singole leve scelte.
Native advertising e branded content. E l’autenticità del web?
L’autenticità del web in ottica di advertising dovrebbe basarsi non su logiche di interruzione ma su logiche di engagement. Poiché il native advertising e il brand content si basano sull’offrire all’utente contenuti altamente profilati, che non interloquiscono con la fruizione digitale ma rispondono a una domanda dell’utente stesso… la risposta è assolutamente sì.
La difficoltà operativa nella realizzazione concreta di native advertising legato a operazioni di brand riposa, probabilmente, nel riuscire a coniugare la profilazione del contenuto ai valori del brand. La coerenza fra il native advertising e le caratteristiche native di un brand, se forzate in nome di logiche di marketing sterili, tradiscono tutta quella che è la progettualità di una strategia digitale efficace.
Il web dovrebbe basarsi non su logiche di distribuzione generalista, massiva e passiva nei confronti degli user digitali. L’opportunità del web come media dovrebbe essere quella di veicolare messaggi che rispondono a una sete latente di contenuti in target con gli interessi di alcuni gruppi di utenti. Soddisfare questa sete senza snaturare il proprio brand vuol dire operare con successo in una fidelizzazione al consumo sempre più incisiva.
Qual è stato il progetto di maggior successo fino ad oggi?
Domanda difficile: sono morbosamente affezionata a molti progetti su cui ho lavorato (e ai team con cui ho avuto la fortuna di collaborare).
Uno dei progetti che mi hanno dato sicuramente più soddisfazione a livello professionale e umano è quello legato a #gentedimercatopoli, una sit com su YouTube legata al mondo dell’usato.
A livello di visibilità, sicuramente il progetto che sta avendo attualmente più successo, è la netiquette visuale realizzata per la community Facebook de La Stampa. Dopo un mese di analisi qualitativa delle interazioni degli utenti sulla pagina, abbiamo realizzato un piccolo Galateo a fumetti per provare a entrare in contatto diretto con la community secondo logiche di ascolto empatiche e risposte visuali e customizzate.
Abbiamo reso appetibile agli occhi un passaggio importante che regola il rapporto fra brand e utenti on line, ovvero quello della costruzione della netiquette digitale: ciò che di solito viene espresso con lo stesso entusiasmo delle istruzioni per lo shampoo, è stato trasformato in una raccolta per immagini utile a comunicare agli utenti che siamo lì per ascoltarli e che, attraverso un dialogo civile, è davvero possibile crescere insieme come brand e come community.
Aver raccontato la volontà di lavorare con gli utenti e non al di sopra degli utenti attraverso le immagini, con un linguaggio semplice e diretto, ha fatto la reale differenza fra community usate per i like e community vissute attraverso l’engagement.