Una delle caratteristiche che mi hanno sempre affascinato della SEO (un blogger deve conoscere la SEO): il suo carattere mutevole. La SEO non e rimane ferma ma si evolve, cambia di settimana in settimana, e segue le evoluzioni dei motori di ricerca.
Motori di ricerca che hanno un obiettivo: restituire il miglior risultato agli occhi degli utenti. E per svolgere questa funzione di miglioramento costante Google rilascia degli aggiornamenti dell’algoritmo.
Ovvero delle migliorie, delle modifiche che permettono all’algoritmo di perfezionare i risultati, di restituire delle serp qualitativamente superiori. E qual è l’elemento che negli ultimi tempi è stato preso di mira da questi aggiornamenti? Il caro, vecchio, link.
Perché proprio i link?
Per ottimizzare una pagina web puoi migliorare una serie di fattori interni, ma i link in entrata rimangono uno dei fattori più influenti per determinare il posizionamento. Matt Cutts, in uno dei suoi ultimi video, ha sottolineato che nel tempo le cose potrebbero cambiare, ma per ora è così. Parola di Moz (fonte immagine):
Top SEOs believe that external links are the most important source of ranking power.
Questa attenzione nei confronti dei link ha portato ad eccessi di varia natura da parte dei blogger e dei webmaster. Molti aggiornamenti sono stati attuati proprio per ripulire le serp dai siti che, in un modo o in un altro, avevano utilizzato i link in modo innaturale.
L’aggiornamento Penguin si concentra proprio sul webspam, su tutte quelle tecniche utilizzare per influenzare il posizionamento. Tra queste, come suggerisce anche Giorgiotave, troviamo il link spammimg. Ovvero l’inserimento di link decontestualizzati, forzati.
A completare lo scenario è arrivato il solito Matt Cutts che ha decretato la fine di un certo tipo di guest blogging dedicato solo all’acquisizione di link.
Implied Link
In una situazione così complessa c’è un nuovo fronte da valutare: quello degli implied link. Recentemente Google ha rilasciato un nuovo brevetto che affronta proprio l’argomento relativo ai link, e in un passaggio fa una differenza tra expressed link e implied link (link impliciti).
An express link, e.g., a hyperlink, is a link that is included in a source resource that a user can follow to navigate to a target resource. An implied link is a reference to a target resource, e.g., a citation to the target resource, which is included in a source resource but is not an express link to the target resource.
L’implied link è una citazione di una risorsa o di un brand – tramite nome o url – che non usa il normale collegamento che permette all’utente di navigare attraverso le pagine.
Google immagazzina informazioni anche quando il nome del tuo brand (per esempio MediaBuzz) viene menzionato con formule diverse (Media Buzz, MediaBuzz, mediabuzz.it). Quando qualcuno fa una ricerca e digita il nome del tuo brand, Google riconosce la relazione tra la query e la menzione al tuo brand anche se non linkato.
Nuove frontiere
Implied link: sarà la strada per migliorare la propria presenza in rete? Come sottolinea monitorbacklinks, il link implicito potrebbe essere un elemento utile ma difficilmente diventerà un fattore decisivo nel breve periodo in quanto troppo facile da influenzare rispetto ad un link regolare e difficile da gestire e (quando occorre) penalizzare.
Matt Cutts ha suggerito che un giorno i link potrebbero perdere importanza. Un giorno. Per ora i link restano un elemento chiave per lavorare bene sul web – e per dare il giusto riferimento al lettore che vuole/deve scoprire le risorse che ti hanno permesso di creare dei contenuti – ma non sono gli unici elementi sui quali convogliare gli sforzi della communication strategy.
Creare contenuti di qualità, capaci di intercettare le esigenze del pubblico e generare discussioni intorno al proprio brand, ha ancora più valore oggi, nel contesto della ricerca semantica e di Hummingbird. Ovvero l’algoritmo che prende in considerazione ogni singola parola della query con l’obiettivo di individuare il significato intrinseco della ricerca.