Inutile negarlo, i contenuti per fare inbound marketing ruotano spesso intorno alle pubblicazioni del blog.
Ovviamente non è solo questo il tool per attivare il percorso di vendita, il funnel che porta l’utente da perfetto sconosciuto a promoter passando per lead e customer. Ma spesso, soprattutto nel B2C, il blog è il principale strumento per farsi trovare nel momento in cui le persone hanno bisogno di te.
E fanno determinate ricerche su Google. Perché la sintesi è questa: pubblicando grandi contenuti intercetti le query e appari nelle serp per dare una risposta significativa.
Serve un’idea giusta a chi ha bisogno di chiarimenti. Tutto questo è SEO copywriting, posizionamento organico, brand awareness e altro ancora. Tanto valore. Ma quali sono i contenuti per fare inbound marketing che non possono mancare nel calendario editoriale? Scopriamolo insieme qui.
Da leggere: quale relazione tra SEO e inbound marketing?
How to, il tutorial che risolve tutto
Il lavoro di chi si occupa della keyword research può confermare: in molti casi è lo spiegone a dominare l’interesse del pubblico. Con questo termine, volutamente bonario, intendiamo i contenuti che permettono di rispondere a un’esigenza specifica del potenziale cliente. In modo da lavorare su un intento di ricerca: la necessità di risolvere un problema nel minor tempo possibile. I punti di forza?
- Facile da leggere.
- Schematico nei passaggi.
- Chiaro quanto basta.
- Multimediale.
Le possibilità del tutorial, l’articolo che spiega come fare qualcosa, sono chiare: oltre a posizionarsi per keyword specifiche gioca molto sul concetto di brand. Il tuo nome è riconoscibile, è quello che spiega.
Ma soprattutto è il brand dà soluzioni senza chiedere nulla in cambio. In questo modo è facile spingere anche verso una lead generation poco spinta, magari con semplice iscrizione al modulo newsletter.
Video post, le risorse che contano
Lo inserisco subito dopo il tutorial perché, spesso ma non sempre, l’how to si accompagna anche alla presenza di un contenuto multimediale. In realtà il video content su un blog aziendale vive una sua esistenza indipendente e si manifesta come un’entità capace di ottenere una serie di vantaggi specifici.
Come ad esempio la capacità di intercettare un intento di ricerca specifico e di posizionarsi come espressione di qualità. Mai capitato di trovare su Google, in prima posizione, un post con poco contenuto e un video di qualità? Capita quando l’utente non ha bisogno di tanto testo per ottenere la sua risposta: vuole solo un elemento multimediale ben fatto. Proprio come avviene, ad esempio, con le ricette.
Contenuto sempreverde, decisivo
Rispetto al tutorial, l’evergreen content è un articolo studiato per non invecchiare mai. Rappresenta un lavoro pensato per affrontare temi che mantengono un interesse stabile e costante nel tempo.
C’è qualche piccola variazione ma un rendimento sempre valido. L’evergreen content (spesso chiamato cornerstone dato che rappresenta una pietra angolare per il tuo progetto editoriale) si presenta come una fonte costante di traffico ma deve essere difeso con le unghie perché i tuoi competitor non scherzano.
Cercheranno di rubare posizioni nella serp. Strumenti come Semrush o Seozoom consentono di analizzare le fonti di traffico e possono individuare eventuali contenuti sempreverdi che danno valore al tuo progetto. Ma come si supporta un evergreen content? Creando una serie di contenuti correlati che affrontano temi secondari ma puntano con link interni verso l’articolo più importante.
News, le notizie che fanno breccia
Come valuti un brand che ti aggiorna costantemente sulle ultime novità del settore? Io credo che avere una sezione dedicata agli aggiornamenti può dare valore al tuo progetto editoriale, se poi riesci a far breccia nel meccanismo di Google News il traffico potrebbe aumentare notevolmente.
L’unica attenzione da rispettare: non cadere nella trappola dei thin content, assicurati che i tuoi articoli siano sempre ben strutturati e non semplici duplicazioni o comunicati stampa riciclati da altre fonti.
Liste di risorse ben organizzate
Non hai bisogno di tutto, solo di una selezione. Su questo principio si basa l’utilità – e la capacità di generare lead – del bullet list post. Vale a dire l’articolo diviso in elementi specifici e introdotti da una headline numerata. Il lavoro strutturato come una lista puntata non deve essere per forza schematico. C’è spazio per approfondire i passaggi grazie alla presenza di un sistema ma chiamato heading.
Ogni punto della lista può essere un H2, in questo modo crei un’esperienza di navigazione semplice. Inoltre se aggiungi un menu di navigazione all’inizio (tipo con il plugin Easy Table Of Content per WordPress) puoi organizzare anche testi particolarmente lunghi senza problemi di leggibilità e navigazione. Perché funzionano bene questi articoli? Tutti riguarda l’organizzazione delle informazioni.
Rappresentano un lavoro di selezione che l’autore ha fatto per il lettore. Poi il numero nell’headline rappresenta un buon modo per semplificare e parlare senza intermediari alla necessità dell’utente di avere una risposta rapida per un determinato bisogno. Come mostra anche la ricerca di Conductor, avere un numero come punto di partenza per il titolo vuol dire dare chiarezza alla comunicazione.
Da leggere: l’inbound marketing è indispensabile per le aziende
Altri contenuti per fare inbound?
Ce ne sono di sicuro, questo è chiaro. I modelli di post da seguire per affrontare un piano editoriale degno di nota sono tanti. Ad esempio puoi prevedere anche la presenza di interviste, case study e white paper da pubblicare sulla tua piattaforma online. Tu hai altre idee da suggerire? Quali sono secondo te i migliori contenuti per fare inbound marketing di successo? Lascia la tua idea nei commenti dell’articolo.