Questo è il content marketing: evoluzione. Ma non è una sua caratteristica particolare, è il web marketing a lavorare in questa direzione. La rete si basa su un continuo mutamento, gli strumenti che le aziende o i liberi professionisti usano a proprio favore cambiano in continuazione.
Soprattutto, puntano verso il miglioramento. Nel caso del content marketing il trend positivo è confermato dai dati. Una ricerca di Yahoo! ed Enders Analysis conferma la buona salute del settore: nel 2020 il content marketing raggiungerà un giro d’affari di 2,1 miliardi di euro. Con una crescita rispetto al 2014 del 186%. Ecco le parole di Joseph Evans di Enders Analysis:
“The content marketing industry benefits from an ongoing proliferation of online distribution channels and sources of audience insight, with both publishers and brands stepping into new territory as creative studios and media planners. As a result, expertise in analytics and the technology to manage content and data are in growing demand.”
Tutto questo non a livello mondiale. Stiamo parlando della vecchia Europa. I tempi sono maturi? Sembra di sì, anche se non tutti i paesi seguono la stessa evoluzione. Nel Regno Unito, grazie anche alla lingua inglese, la spesa crescerà fino a 451 milioni di euro, guardando da lontano le cifre del 2014.
Subito dopo abbiamo la Germania, con una crescita del 330% tra il 2014 e il 2020, e la Francia che passa da un investimento di 53 milioni a quota 179. L’Italia per ora non è citata in questo scenario, d’altro canto c’è spazio per il native advertising. Gli studi suggeriscono che…
“The combination of content marketing and native advertising will represent 64% of all paid media via mobile by 2020, worth over € 10 billion”.
Nel 2020 content marketing e native advertising rappresenteranno il 64% della spesa relativa al mobile, un orticello di circa 10 miliardi di euro. Insomma, ci sono grandi spiragli per questo mondo. E nei prossimi mesi, invece? Senza andare troppo avanti con il calendario, quali sono gli sviluppi imminenti? Le idee di Forbes sono interessanti.
Per approfondire: native advertising, aumenterà del 156% entro il 2020
L’evoluzione del video
In primo luogo c’è l’argomento video. C’è sempre grande attenzione verso i contenuti visual, in particolar modo quelli video. Ma non nella forma classica, registrata e distribuita con piattaforme tipo YouTube o Vimeo: i live avranno sempre più importanza, nonostante la tiepida accoglienza.
Facebook, infatti, ha reso pubblica la sua piattaforma live. E proprio ieri notavo che è stata abilitata la mappa per mostrare tutti gli streaming attivi nel mondo. Una tendenza, quella del live video, che si affianca alla ripresa verticale: tutto sembra rimandare a Snapchat (che continua a conquistare terreno) ma altri social stanno seguendo questa linea. Il motivo è scritto qui:
“The vertical video — and other multimedia formats — are helping raise the quality and price of ads on mobile, according to Eric Franchi, co-founder of mobile ad company Undertone, which was recently bought by ad tech firm Perion”.
Ottimizzazione per il mobile, ma soprattutto per l’advertising. Questa è la strada disegnata anche da Facebook Canvas, il formato pubblicitario verticale che permette di scorrere i contenuti con il pollice. Fruizione mobile, nessuna soluzione di continuità tra abitudini personali e contenuti: i nuovi video si fondono con l’uso del dispositivo.
L’utente al centro
Da un lato la personal authority diventerà sempre più importante e credibile rispetto a un profilo aziendale. Dall’altro le aziende punteranno sui contenuti generati dagli utenti. Due facce della stessa medaglia, perché al centro c’è l’individuo. Un individuo credibile, una persona in grado di posizionarsi all’interno di una nicchia e di diventare un punto di riferimento.
Il mio pensiero in questo caso va all’influencer marketing, argomento che abbiamo affrontato nel post-intervista di Matteo Pogliani. Personal brand e contenuti generati dagli utenti (quindi commenti, recensioni, foto e opinioni sui social) vanno di pari passo, si muovono insieme sul filo della credibilità.
Le persone si fidano delle persone e non del parere delle aziende che, invece di pubblicare articoli tanto autocelebrativi quanto inutili, possono muoversi verso due soluzioni:
- Blogging aziendale
- Influencer marketing
In entrambi i casi operiamo nell’inbound marketing. Con i contenuti del blog aziendale intercetti le esigenze degli utenti, le domande espresse dalle ricerche informative (e non commerciali, soprattutto se lavori con uno shop online).
Grazie all’influencer marketing, invece, catturi l’audience che potrebbe essere interessata al tuo prodotto o servizio. E fai in modo che parlino di te attraverso gli user generated content. Ma senza tradire la fiducia del pubblico, perché questo è il bene più importante.
Da leggere: la reputazione è tutto per l’influencer?
Nuove forme di storytelling
Un’idea che ci piace: lo storytelling potrebbe assumere nuove forme, nuovi connotati. Abbandonando quella che è la narrazione classica: il contenuto “storia” può essere veicolato da emoji, immagini, meme, GIF, esperienze interattive. Ci sono decine di modi per puntare sullo storytelling, il merito andrà ai brand che riusciranno a lavorare in questa direzione.
Un futuro roseo per il content marketing?
È previsto un generale aumento degli investimenti. Il content marketing potrebbe beneficiare di questa spinta, anche se questi valori dovrebbero essere registrati attraverso un intervallo di tempo maggiore. In ogni caso i segnali sono chiari da diverse fonti: bisogna investire nel content marketing.
Cosa significa questo? Dal mio punto di vista non ci sono dubbi: affidarsi a un team capace di ritagliare una strategia intorno ai tuoi obiettivi, al tuo target, ai tuoi budget. Sei d’accordo? Ti ritrovi in questi numeri e nelle tendenze di Forbes? Aspetto la tua opinione nei commenti.