Quante volte lo abbiamo ripetuto? Non esistono più le divisioni tra settori: il web marketing ha bisogno di fusione tra le varie competenze. Così il copy dialoga e lavora insieme a chi si occupa della SEO, chi fa social si interfaccia con chi scrive i testi e con chi cura il design. E via verso questa direzione.
Per questo le figure che fondono diverse competenze in alcuni casi risultano vincenti: perché riescono a lavorare contemplando prospettive di altri campi, senza paraocchi e inutili confini. Qualche settimana fa abbiamo intervistato Laura Lonighi: oggi è il turno di Carlotta Silvestrini.
Chi sei e di cosa ti occupi?
Sono Carlotta Silvestrini (www.improntedigitali.net) e mi occupo di grafica, web design e comunicazione. Per dirla in modo concreto, aiuto le aziende a comunicare in modo efficace attraverso il web e la pubblicità.
Racconti ai lettori come hai iniziato?
Ho iniziato perché avevo bisogno di stare a stretto contatto con l’informatica, ma nella sua sfaccettatura più artistica e umana. Vista la mia allergia al codice e il mio amore per il dialogo e la creazione, ho cercato di ritagliarmi una professione su misura. Sono convinta che bisogna cercare di fare solo quello di cui si è capaci. In questo modo si crea qualità per il cliente e non si arriva a fine giornata con il fegato divorato dall’insoddisfazione.
Meglio lavorare come un lupo solitario o in team?
La verità? Io sono un orso. Non fatevi ingannare dalla mia loquacità. Sono una grande amante del silenzio e dell’isolamento totale, anche se quando decido di uscire allo scoperto ci metto tutta me stessa. Amo le collaborazioni (ormai lavoro quasi solo conto terzi), ma devo avere autonomia decisionale e la possibilità di ritagliarmi i miei spazi.
I periodi migliori sono stati quelli in cui potevo lavorare la notte, momento della giornata in cui a mio avviso si sviluppa creatività e concentrazione.
Come inizia la tua giornata? E come continua?
Ho imparato a svegliarmi serenamente senza pensare a tutto quello che mi aspetta. Ammetto che la prima cosa che faccio è accendere lo smartphone, dal quale mi leggo le ultime notizie e do un’occhiata ai vari social, specialmente Instagram dal quale prendo ispirazione seguendo altri creativi (presto scriverò un articolo a riguardo).
Mi sono trasferita in Sardegna, dove i ritmi sono a misura d’uomo. Ora che ho chiuso la sede operativa, accompagno mia figlia all’asilo in bici, faccio colazione in giardino, lavoro circa 9-10 ore al giorno intervallate da tre pause caffè & sigaretta (solo ed esclusivamente Camel Light), durante le quali mi devo dividere tra il lavoro, la scrittura e la formazione.
Leggo moltissimo, in questo campo se non ti evolvi in continuazione sei fuori dall’oggi al domani. La sera divoro testi che staccano completamente dalla professione e mi addormento riflettendo su ciò che ho appreso. Stuzzicare la mente con nuovi stimoli è la mia ricetta contro i pensieri ossessivi, le preoccupazioni e tutto ciò che viene amplificato dalla precarietà odierna.
Come, secondo te, sta evolvendo il tuo settore?
Se devo essere sincera sono un po’ in crisi nei confronti del mio settore. Troppa fuffa, troppi improvvisati, troppi paraculati. Scusate la franchezza, ma io parlo da persona che ha vissuto nell’ombra per un sacco di anni. Finché non ho raggiunto un livello che ho ritenuto accettabile, non mi sono mai permessa di emergere.
Forse ho sbagliato, perché – come ripeto sempre – il web è di chi arriva primo, però non apprezzo l’autopromozione senza un background professionale alle spalle. Invece ogni giorno mi ritrovo davanti l’operato di principianti che rovinano il mercato con prezzi al ribasso e creano un clima di sfiducia nei clienti.
SEO, PR, Copywriters, Social Media: come si integra la tua professione in una digital strategy?
Bella domanda. Sostanzialmente si integra nella misura in cui il cliente investe. Quando realizzo un sito web, tutti i fattori che hai menzionato entrano in gioco con lo stesso peso: la SEO in primis – che esternalizzo – e gli altri tre ingredienti che comunque sono essenziali per la riuscita del progetto.
Io personalmente vorrei occuparmi solo di art direction, ma in Italia è una professione poco considerata (perché devo pagarti per un’idea?), quindi nella pratica realizzo il sito, le grafiche e tutta la comunicazione scritta e visuale.
I marketer prevedono che il 2014 sarà l’anno del ritorno del native advertising e branded content. Secondo te, quali sono le implicazioni riguardo all’autenticità del web, giornalisti e blogger?
Io ho una visione forse troppo ottimistica, però visto che mi fai la domanda provo ad esporla. Siamo ancora troppo dentro gli anni bui del “content”: la produzione industriale di articoli a 1euro/cad al solo scopo di generare traffico ha screditato la rete e – ancora una volta – generato sfiducia nell’utente.
Al contempo c’è una specie di risveglio. Gli internauti si stanno rendendo conto che l’informazione è manipolata in ogni sua forma per perseguire qualsiasi fine (politico, sociale, economico) di conseguenza germoglia la necessità di fare riferimento all’autore o al brand, pesando i contenuti sulla base della sua credibilità e trovandoli in un contesto adeguato. Ti basti pensare all’authorship di Google e all’utilizzo del nome reale al posto del caro vecchio nickname.
Il native advertising è una scelta obbligata per generare conversioni, altrimenti è come cercare di far mangiare una braciola a un canarino: bella, succulenta, cotta al punto giusto, ma totalmente inadeguata alla sua alimentazione. I tempi della Eurobarre sono finiti.
Il 2014 potrebbe essere l’anno in cui la gestione dei social media passerà dal Marketing Department a PR e Customer Service. Credi il passaggio possa tradursi in un uso effettivo (maggior engagement and ROI) della presenza aziendale sui social media?
Bella domanda. In un’ottica in cui le aziende sono pronte a farlo, sì. Perdona il pessimismo leopardiano, ma finché la PEC non seppellirà il fax e come strumento di informatizzazione nazionale avremo l’Agenda Digitale capeggiata da un sessantacinquenne che ha fatto carriera in quel baraccone che sono le Poste Italiane (decretandone anche i peggiori fail informatici, ndr), qui non cambia nulla.
Se solo tu sapessi quanti preventivi mi vengono rifiutati perché “tanto c’ho Facebook”! L’Italia non è pronta, e il giorno che lo sarà useremo ancora gli hard disk mentre il resto del mondo viaggerà cloud. Un paese retrogrado e presuntuoso mal si sposa con una presenza efficace sui social, salvo rari ed apprezzabili casi.
Qual è stato il progetto di maggior successo fino ad oggi? Perché?
Il progetto di maggior successo non è stato tanto un lavoro in sé, ma quello che ho fatto per ImpronteDigitali grazie a Google+. Ogni intervista – compresa questa – ogni nuovo incarico che ho avuto nell’ultimo anno, ogni corso di formazione nel quale sono stata chiamata per insegnare, nonché un’ultima sorpresa che non posso ancora svelare, lo devo a questo “social”.
Se potessi fare per le altre aziende ciò che ho fatto per me, darei un grosso aiuto a chi si trova in difficoltà a causa della stagnazione economica.