Spesso è giusto fermarsi un attimo per riflettere sullo sviluppo della propria materia, sul mondo che ci circonda. Lo facciamo spesso per il content marketing, per l’inbound marketing. E credo che sia interessante dare un’occhiata agli sviluppi dell’influencer marketing nel 2017.
Quali sono le previsioni? Quali sono i trend del futuro? Difficile dare una risposta chiara, spesso questi dati vengono intesi come delle definizioni nette. Le cose andranno così, in questo modo. In realtà questo modo di avvicinarsi ai numeri è errato, spesso i numeri sono semplici proiezioni di tendenze particolari.
In ogni caso è l’approccio a fare la differenza. Leggere le ricerche che prevedono alcune evoluzioni di un settore vuol dire dare uno sguardo a un possibile futuro. Non di certo conoscere l’esatta dinamica. D’altro canto le aziende che investono vogliono sapere quali potrebbero essere gli sviluppi. Lo stesso vale per gli esperti: informarsi fa parte del proprio lavoro.
Lette nel modo giusto, le previsioni possono fare la differenza. Ecco, quindi, un assaggio di quello che potrebbe essere l’influencer marketing nel 2017: grazie a questo documento pubblicato su linqia.com – qualche mese fa – ho individuato una serie di informazioni interessanti. Scopriamole insieme.
Le caratteristiche della ricerca
[toc]Prima di elencare i punti interessanti di questa ricerca dedicata all’influencer marketing, è giusto indicare i passaggi essenziali che hanno permesso di sintetizzare i dati. Allora, qual è il campione di riferimento? In primo luogo il documento riguarda l’universo B2C e prende in analisi le risposte di 170 esperti di marketing che usano lo strumento dell’influencer marketing nei vari settori come i consumer packaged good, beni di consumo quotidiani.
Quali sono i benefici dell’influencer marketing?
Questo è uno dei punti essenziali: perché fare influencer marketing? Quali sono i benefici di questa strategia? Spesso le resistenze riguardano proprio la possibilità di ottenere vantaggi concreti. Secondo questa ricerca, l’89% dei marketer ha deciso di usare l’influencer marketing per creare contenuti di qualità dedicati al proprio brand. Il 77%, invece, punta all’engagement. All’interazione.
Ovviamente ci sono altri benefici. Il 56% degli intervistati ha definito l’influencer marketing come una soluzione per portare traffico verso le landing page. Le pagine più importanti per chi ha obiettivi strategici ben definiti. E poi c’è il 43% di chi sfrutta questa tecnica per penetrare nicchie che non credono nella pubblicità tradizionale. Questo è un aspetto molto interessante, non credi?
Usare l’influencer marketing per qualcosa di specifico, non banale. Non semplice advertising in termini di banner e link mostrati su una pagina web: in questo modo puoi parlare con le persone che vuoi raggiungere. Tutto però si basa su un dettaglio: scegliere gli influencer giusti, utili al tuo lavoro.
Da leggere: il rapporto virtuoso tra link popularity e influencer marketing
Come misurare il ROI nell’influencer marketing?
Seconda grande ossessione: misurare il ROI nel settore dell’influencer marketing. Più che ossessione, però, voglio parlare di necessità. Infatti è giusto avere dei riferimenti concreti rispetto alle azioni messe in campo nella propria strategia. Quindi, secondo gli intervistati, qual è la strada giusta da seguire per avere informazioni misurabili e analizzare (leggi migliorare) le proprie attività online?
L’engagement è il punto di partenza per le persone che hanno fatto parte della ricerca. Il coinvolgimento è parte integrante della strategia di digital marketing, rappresenta un obiettivo concreto. Il Cluetrain Manifesto è chiaro: i mercati sono conversazioni. Ed è qui che gli influencer si possono sfruttare al meglio: per spingere i potenziali clienti verso il confronto genuino e spontaneo.
Sullo stesso livello (intorno al 60%) si trovano il posizionamento e il traffico che dovrebbe essere veicolato sulle pagine giuste, e al 53% si trova l’elemento fondamentale: la conversione, un punto chiave. Ultimo aspetto in graduatoria, prima dello step generico, è il sentiment dell’audience.
Interessante notare che i modelli di pagamento più efficaci per remunerare gli influencer sono vari. Ai primi posti troviamo il cost per engagement (CPE) e cost per click (CPC): nell’ultimo caso il brand paga per ogni click ricevuto su un link tracciato, nel primo si valutano le interazioni ricevute. Tutto dipende dalla soluzione individuata per sfruttare la leva dell’influencer, tutto deve essere contestualizzato.
Da leggere: influencer marketing, meglio degli amici e delle celebrità?
La migliore piattaforma per fare influencer marketing
Terzo nodo da sciogliere: qual è lo strumento ideale per fare influencer marketing? Immagino già la risposta che si riassume con un decisivo “dipende”. In realtà è così, non si possono dare dei giudizi netti a priori. In base alla situazione, al progetto e alla realtà presa in analisi puoi decidere qual è il social network o la piattaforma da sfruttare per raggiungere una determinata nicchia. Nulla è già scritto.
Però ci sono delle soluzioni privilegiate, dei nomi che hanno una marcia in più quando si parla di influencer marketing. Soprattutto in settori come l’abbigliamento e il turismo. Ed ecco, quindi, le strade preferite dai marketer che investono in questo mondo:
- Facebook e Instagram condividono lo stesso posto, il primo.
- Secondo posto dedicato ai blog.
- Il terzo posto va a Twitter.
- In coda troviamo Pinterest e Snapchat.
- Google Plus quasi scompare.
Quindi, cosa possiamo capire da questi dati? Il visual domina la classifica, Instagram è al primo posto insieme a Facebook che rappresenta un bacino completo delle persone da raggiungere. Poi ci sono i blog, strumenti decisivi per lavorare con un concetto ampio di content marketing.
Un content marketing che va a braccetto con il principio di inbound: usare i contenuti per raggiungere il pubblico. Snapchat prende una buona parte delle preferenze, e tutto il resto diventa relativo. Soprattutto l’uso di Google Plus diventa incerto, e lascia spazio ad altre realtà come Twitter e Pinterest.
Quanti influencer coinvolgere?
Oltre al tipo di piattaforma, c’è un altro dubbio da risolvere: quanti influencer coinvolgere? Budget e obiettivi riassumono la risposta, ma gli intervistati hanno dato opinioni abbastanza nette. Ad esempio c’è una sezione che si impone rispetto alle altre: quella che abbraccia dai 10 ai 25 professionisti. Un numero che può essere gestito con buoni risultati quando lavori con Instagram o Facebook.
I numeri si assottigliano quando si sale in termini quantitativi perché si presume un impegno maggiore in termini di risorse. Anche se la qualità non si ritrova sempre nelle grandi cifre. A volte bastano pochi micro influencer – ben mirati – per ottenere quello che cerchi. Ed è chiaro che questa è la riflessione da sviluppare: solo una strategia studiata da un professionista può dare risposte.
Influencer marketing nel 2017: la tua opinione
In questo articolo punto l’attenzione su una serie di fattori. Elementi indispensabili per chi deve prendere una decisione e vuole investire. In cosa? Magari nell’influencer marketing, a patto che prima ci sia coscienza: alla base di tutto c’è sempre la digital marketing strategy. Non devi improvvisare.
Sfruttare l’influencer marketing non vuol dire ottenere a prescindere. Devi studiare il settore, comprendere quali sono i margini per crescere e migliorare. Poi devi prendere delle decisioni in base alle esigenze del cliente. Sei d’accordo? Vuoi aggiungere qualcosa? Ti aspetto nei commenti.